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News Letter: numero speciale 40°

News Letter: numero speciale 40°

Vittorio Caglio – memoria storica, nonché direttore generale della cooperativa sociale Punto d’Incontro

Buongiorno e grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista in occasione del 40esimo anniversario della Cooperativa Punto d’Incontro. Un traguardo davvero importante. Iniziamo dal principio: cosa ricorda del periodo in cui tutto è cominciato?

Buongiorno e grazie a voi per questa opportunità. Ricordo quel periodo con grande emozione. Ero giovane, inesperto, ma profondamente motivato. Nel 1984, insieme a un gruppo di genitori e con il sostegno della Parrocchia di Groppello d’Adda, abbiamo avviato quello che era un sogno comune: creare un luogo dove le persone con disabilità potessero sentirsi accolte, comprese e valorizzate. Il nostro spazio era modesto, ma l’entusiasmo e la volontà di fare la differenza erano immensi. Non avevamo esperienza, ma sapevamo cosa volevamo: un ambiente basato sull’ascolto, sull’empatia, e sulla condivisione, principi che sono rimasti al centro del nostro lavoro in tutti questi anni”

I 40 anni di storia sono costruiti da tante persone che, con il loro impegno, hanno fatto la differenza. Chi, secondo lei, ha avuto un impatto particolare nella vostra organizzazione durante questo percorso?

“È difficile identificare singoli individui quando ogni persona che ha partecipato al nostro percorso ha dato un contributo 10 settembre 2024 essenziale. Tuttavia, mi sento di Menzionare in particolare due figure che hanno avuto un impatto straordinario. La prima è Don Carlo Comotti, parroco di Groppello d’Adda, che nel 1984, , mise a disposizione la propria casa come prima sede della cooperativa. Non solo ci offrì un luogo fisico, ma ci accompagnò passo dopo passo nell’avvio di questa avventura, con la sua guida spirituale e il suo sostegno concreto. La seconda figura è il dottor Romeo Della Bella, che come psicologo è stato per noi e per tutta l’area – Adda Martesana – un punto di riferimento fondamentale. Il dottor Della Bella ci ha insegnato un approccio alla disabilità che ancora oggi ispira il nostro lavoro: non vedere la persona disabile come oggetto di concessioni, ma come soggetto di diritti. Diritti fondamentali come quello di scegliere, di realizzarsi nella vita, di vivere in relazione alle proprie capacità e ai propri desideri.

Le difficoltà che avete incontrato lungo il percorso immagino siano state tante. Quali sono state le principali?

Le difficoltà sono state numerose, come in ogni grande impresa. All’inizio, la sfida più grande era farci conoscere e guadagnare la fiducia delle famiglie e delle istituzioni. Non avevamo risorse economiche, ma solo il nostro tempo e il nostro impegno. Poi, nel corso degli anni, sono arrivate altre sfide, come l’adattamento alle nuove normative, la gestione di una realtà che cresceva in modo rapido, e la necessità di garantire sempre servizi di alta qualità, nonostante le difficoltà economiche e organizzative. Ma ogni sfida, per quanto dura, è stata anche un’opportunità di crescita. Ci ha costretto a rivedere i nostri metodi, a innovare, e a stringere ancora di più i legami tra noi. Il vostro approccio alla disabilità è uno degli elementi che vi distingue.

Quali sono, secondo lei, le caratteristiche principali che definiscono il vostro modo di lavorare con le persone con disabilità?

Il nostro approccio alla disabilità è fondato su alcuni principi cardine che consideriamo imprescindibili. In primo luogo, l’ascolto: è fondamentale per noi comprendere davvero i bisogni, i desideri e le aspirazioni delle persone che seguiamo. Poi c’è l’accettazione, che significa riconoscere ogni persona per ciò che è, senza pregiudizi. L’empatia è un altro pilastro: ci impegniamo a metterci nei panni degli altri, a sentire con loro, per poter rispondere in maniera autentica alle loro esigenze. La comprensione, intesa come capacità di vedere oltre l’apparenza e di cogliere la complessità di ogni individuo, è essenziale. Infine, la condivisione: crediamo che solo lavorando insieme, in una vera comunità di intenti, si possano ottenere risultati significativi. Questi principi guidano ogni nostra azione e ci permettono di creare un ambiente inclusivo e rispettoso, dove ciascuno possa sentirsi valorizzato e supportato nel proprio percorso di vita.

Quali sono, invece, le soddisfazioni più grandi che avete provato in questi 40 anni?

Le soddisfazioni sono state tantissime, davvero. La più grande, credo, sia stata vedere come il nostro progetto, nato come un piccolo sogno, sia cresciuto fino a diventare una realtà solida, capace di prendersi cura di oltre 300 persone con disabilità e di dare lavoro a 250 professionisti. Ogni volta che vediamo i risultati del nostro lavoro – il sorriso di un giovane che riesce a inserirsi nel mondo del lavoro, la serenità di una famiglia che trova in noi un sostegno, la gratitudine di chi vede riconosciuta la propria dignità – sappiamo di essere sulla strada giusta. Un’altra grande soddisfazione è stata vedere come la comunità, le famiglie, i volontari, tutti abbiano abbracciato i nostri valori di ascolto, accettazione, empatia e condivisione, facendoli propri.

Guardando al futuro, quali sono i prossimi obiettivi della Cooperativa Punto d’Incontro?

Il futuro è pieno di sfide e opportunità. Uno dei nostri obiettivi principali è continuare a innovare e migliorare i servizi che offriamo, in particolare per rispondere ai bisogni sempre più specifici delle persone con disabilità. Un progetto al quale teniamo molto è la realizzazione di Casa Eden, un centro specializzato per l’autismo, in collaborazione con la Fondazione BFZ. Vogliamo che questo sia un luogo d’eccellenza, un punto di riferimento per le famiglie che affrontano questa realtà. Inoltre, continueremo a lavorare per rafforzare la nostra rete, per coinvolgere sempre più persone e per promuovere una cultura dell’inclusione e della solidarietà.

Per concludere, c’è un messaggio che vorrebbe lanciare a chi vi ha sostenuto in questi 40 anni?

Sì, certamente. Il mio messaggio è di profonda gratitudine. Se siamo arrivati a questo punto, è grazie al contributo di tantissime persone: i volontari, i lavoratori, le famiglie, le istituzioni, e tutte le persone con disabilità che ci hanno insegnato tanto. Senza il loro supporto, la loro fiducia e la loro dedizione, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. Li ringrazio di cuore e li invito a continuare a camminare al nostro fianco, perché il cammino non è finito. Abbiamo ancora tanto da fare e da costruire insieme.

Grazie mille per questa intervista e ancora tanti auguri per questo importante anniversario.

Grazie a voi, è stato un piacere condividere con voi la nostra storia. E auguri anche a tutti noi, per un futuro ancora più luminoso e ricco di soddisfazioni.

 

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